La piccola frazione di Molina, a cavallo tra la sponda destra e la sponda sinistra del torrente Meria deve il suo nome alla presenza, ormai non più visibile, di 3 mulini ad acqua. All’interno dei mulini avveniva la macinazione del cosiddetto “Grantoch” per la produzione della farina della polenta. La frazione è attraversata da una roggia, utilizzata in passato per incanalare l’acqua per far girare le ruote dei mulini. L’importanza di Molina cresce ancora quando, nel 1895, Antonio Carcano decide di trasferire la sua azienda proprio all’interno del piccolo borgo. La Carcano, ancora oggi leader italiana nella produzione di alluminio, portò uno sviluppo anche in termini economici molto importanti per Molina. E così, agli inizi del XX secolo, il borgo ebbe un importante aumento di popolazione e le persone iniziarono a costruire le loro abitazioni sopra ai terreni un tempo coltivati. Col crescere delle nascite a Molina vennero edificate le scuole, ora divenute una Sala Civica. Poi arriva la guerra e Molina viene investita del compito più difficile: infatti nelle scuole della frazione si stabilizza il commando Nazifascista. La posizione del borgo permetteva alle pattuglie nemiche di raggiungere in breve tempo tutte le altre frazioni e questo rendeva Molina un crocevia fondamentale della guerra Partigiana. Durante il ’43 però la pressione nazifascista aumentò insieme agli attacchi ai civili e ai partigiani. Iniziarono a partire pattuglie alla ricerca dei partigiani in Grigna, il rifugio Elisa verrà assalito più volte. Al termine del conflitto Molina, col passare degli anni, riprese la propria crescita. Oggi il borgo mantiene ancora lo stesso aspetto e lo stesso spirito; i corsi del fiume e della roggia si insinuano tra le abitazioni rendendo il paesaggio unico.
Foto di proprietà dell’associazione Archivio Comunale Memoria Locale